E' davvero raro che io mi getti sul pc per parlarvi di un libro che ho appena terminato, ho sempre bisogno di meditarci per potervene parlare. Ma oggi ho sovvertito le regole e vi sto scrivendo davvero senza alcun tipo di preparazione o di schema mentale già pronto.
Ho appena chiuso "Martin Eden" di Jack London e dirvi che mi ha devastata forse non rende assolutamente l'idea, ma andiamo con ordine.
TRAMA: Ottocento. Martin Eden è un povero marinaio ventenne che, dopo aver aiutato un ragazzo in una rissa, entra in contatto con un mondo borghese a lui completamente estraneo e che ritiene quasi il paradiso perduto da raggiungere. In quel paradiso ecco comparire la sua Eva, la bellissima Ruth Morse, di cui si innamorerà perdutamente e sarà per lei che cercherà di studiare, crescere, migliorare. La condizione sociale di appartenenza, però, è sempre un limite.
"Martin Eden" è un romanzo di formazione che definisco universale, non è solo il protagonista a maturare nel corso dell'opera, ma è lo stesso lettore che ne esce davvero diverso. Il protagonista ha una vita molto difficile e vive di stenti, rozzo e ignorante ma probabilmente felice nella sua assoluta incoscienza. Più sai e più ti spiace. L'incontro con la bellissima e colta Ruth, laureata in Lettere, diventerà l'elemento propulsore per la crescita culturale del ragazzo. L'amore è una delle tematiche secondo me più accese nell'intera opera perché, riflettendo, nasce tutto da lì. Il legame tra i due sboccia in pochissimo tempo, dapprima in Martin. A me è parso fin da subito un po' stilnovista come situazione. Un ragazzo innamorato e che per amore vuole elevare il suo animo e il suo spirito per una donna quasi angelicata che è molte spanne sopra di lui. Non lo trovate bellissimo?
Seguiremo quindi per tutta l'opera l'ostinata crescita di un ragazzo che, partito dal nulla, riesce a diventare padrone della grammatica, della letteratura, della filosofia e della vita. E qui arriva già il primo step di riflessione che London mi ha proposto e vorrei invitarvi tutti a riflettere un attimo con me. Ruth è laureata in Lettere, come me, ed è convinta di possedere una cultura che lei ritiene Cultura con la C maiuscola, ma in realtà è solo accademica. Ho iniziato a dubitare di me stessa, sono sincera. Sono capace di annegare nel mare magnum della letteratura? Sono dotata di un pensiero critico? Non riesco a rispondermi, anche se vorrei ovviamente optare per una risposta positiva. E qui è tutta la differenza tra il nostro Martin e la sua giovane fidanzata. Lui ha una reale sete di conoscenza, avida, smisurata e non crede di essere arrivato al punto di arrivo. Ruth invece è statica, si ferma nell'alto della sua arroganza borghese. Vi lascio già immaginare come possa finire questa storia.
Altra tematica e altro motivo di riflessione (e questo lo definirei ben più brutale) è quello sociale. London ti costringe a guardarti attorno e ovviamente il ritratto che emerge sulla società borghese di fine Ottocento e inizio Novecento non fa onore a nessuno. Basata sulla legge del denaro, quella che anche Balzac descriveva nei suoi romanzi, sull'utile e soprattutto sull'ipocrisia. Ma non riesco a condannare, posso solo disgustarmene. Non posso condannarla perché noi siamo figli della borghesia e del capitalismo e per quanto lo studio e i titoli universitari, la vita anche, possano aiutarci a maturare e ad aprire la mente, in fondo siamo tutti figli di ideologie che ci sono state inculcate e che non sempre riusciamo a contrastare. Ci vuole forza e sinceramente vi sfido a rinunciare a tutto ciò che per anni o decenni è stata la vostra vita. Lo fareste? Ecco quello che davvero mi ha devastata di quest'opera. L'essermi guardata allo specchio e l'aver notato i miei difetti mentali, sociali, culturali. London non dà speranze però. Puoi crescere socialmente, economicamente e arrivare in cima ma non potrai mai rinnegare chi sei stato. Forse non si cambia realmente. E la mancata prospettiva di cambiamento effettivamente mi spaventa.
Martin Eden è uno dei personaggi maschili più belli in assoluto della letteratura e questo romanzo è un capolavoro se non addirittura il libro della vita. Spero che questa sensazione di assoluto vuoto che provo mi serva solo per salire qualche altro gradino nella scala della mia vita e diventare una persona ancor migliore. Leggetelo se vi volete bene.
Altra lettura del mese, subito dopo il romanzo di James di cui vi ho fatto una recensione singola, è stata "Come sasso nella corrente" di Mauro Corona.
TRAMA: In una stanza in penombra una donna anziana ma ancora bellissima sfiora delle statue di legno, sculture realizzate tempo addietro da un uomo che ha molto amato. E quell'amore vive ancora nei ricordi.
Effettivamente non credo di aver fatto letture facili questo mese, solo scrivendo me ne rendo conto. Il romanzo di Mauro Corona è brevissimo (circa un centinaio di pp.) eppure è di un'intensità struggente. La storia d'amore è davvero marginale anche perché i contorni non sono chiari, vive un po' nella stessa penombra in cui ritroviamo la donna nella prima pagina del romanzo. Quello che si intuisce è che era una relazione forse extraconiugale tra un uomo maturo e una donna più giovane, un amore inaccettabile che hanno vissuto nell'ombra ma che li ha uniti per sempre. Il vero nucleo è la difficile vita del protagonista, un uomo che come Martin Eden è partito da una condizione sociale molto bassa, era pastore, e si è innalzato fino a diventare un artista molto amato e di acclamata fama. Ed entrambi hanno poi preso una decisione di fine vita abbastanza particolare, rinnegando la società, allontanandosene e chiudendosi in un torpore apatico distruttivo. Questo romanzo è una piccola lama, ma ve lo consiglio.
Commenti
Posta un commento