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Recensione "Lezioni di letteratura" - Vladimir Nabokov

Esistono grandi autori capaci di dimostrarsi anche grandi lettori e badate che non è così semplice. Lo stesso Nabokov parla di bravi scrittori e buoni lettori, ma esserlo risulta complesso. Come si possono leggere dei classici in maniera neutrale, lucida, oggettiva. Come si può non simpatizzare per un personaggio piuttosto che un altro. Come può uno scrittore, creatore di mondi finzionali, essere lucido da sviscerare le creazioni fittizie di altri.

Ebbene, Nabokov può.

"Lezioni di letteratura" è un titolo a volte ricorrente nelle miscellanee di critica (si vedano ad esempio quelle omonime di Cortàzar) o più semplicemente il termine lezioni (e qui vi rimando a "Lezioni americane" di Calvino). Perché? Perché questi grandi scrittori sono stati anche docenti di Letteratura presso facoltose università e raccolgono le loro analisi letterarie in questi volumi che io definisco preziosi, solo per non esagerare col superlativo, se si è appassionati di letteratura o almeno quanto meno curiosi. A me personalmente incuriosisce molto vedere come celebri penne sono state capaci di trattare altrettanto celebri scrittori, come si è svolta la lotta tra titani. Umilmente o con un pizzico di saccenza?
Nabokov è maestro anche nella critica e spero mi perdonerà se sarò pedante su alcuni piccoli dettagli. La selezione di opere fatta dall'autore è abbastanza nota ai più, si tratta di una storia della letteratura europea da circa gli anni '30 dell'Ottocento sino al Novecento inoltrato con l' "Ulisse" di James Joyce. Si affrontano autori come la Austen, Dickens, Flaubert, Kafka, Joyce e altri e ciascuno in maniera differente. Di ogni opera Nabokov ha sempre selezionato un taglio trasverale differente, concentrandosi molto più sulla trama nel caso della Austen o di Joyce (questo lo rende un po' pesante in alcuni punti) e preferendo le riflessioni stilistiche e allegoriche in altri. Ogni saggio (o dovrei più propriamente definirla lezione) è sempre preceduta da un commento quasi antropologico sulla bellezza, sulla scrittura, il tempo, la vita che arricchiscono e lasciano un segno ben più marcato forse della critica stessa alle opere. La bellezza di Emma Bovary è effimera, dice Nabokov, ma il personaggio Emma Bovary è eterno. La letteratura rende eterni. La letteratura stessa è eterna. E' importante almeno comprendere, e questo l'autore lo sottolinea fin dall'introduzione, che la letteratura non è realtà e sbaglia chiunque cerchi la quotidianità o critichi l'eccessiva inverosimiglianza. Un romanzo è finzione, sempre. Tutto, dai personaggi agli ambienti, è pura costruzione del romanziere ed è reale solo all'interno di un mondo che non è reale.
Il discorso pare complicato, lo comprendo, ma Nabokov ci invita semplicemente a gustare il boccone quando leggiamo un libro, dolce o amaro che sia. Non simpatizziamo ma valutiamo attentamente la magia della costruzione. L'autore infatti si sofferma parecchio sulle trame o sullo stile, ben più che sui significati dei romanzi che anzi spesso smonta pezzo per pezzo. E' come se ci facesse comprendere che di un grande capolavoro non dobbiamo cercare ad ogni costo significati nascosti o simbologie, perché probabilmente nemmeno esistono e l'autore, forse,  non ne ha mai avuto intenzione. Dobbiamo però sempre ammirare le tecniche di costruzione del puzzle che, ad un occhio più esperto e attento, sono palesi e altrettanto palesi sono poi le differenze tra i romanzi.

Regalare un libro come questo è gesto di un profondo affetto, soprattutto se lo fate a persone che, come me, studiano in questo settore. Regalare "Lezioni di letteratura" di Nabokov dimostra una condivisione di pensieri e di anime perché state condividendo un mondo, che è quello letterario, in cui tutti possiamo accedere ma pochi hanno davvero il coraggio di comprenderlo fino in fondo.


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