Settembre è il mese degli inizi o della fine.
Fine dell'estate. Inizio dell'autunno. Il ritorno sui banchi di scuola e i libri. La sessione autunnale per gli universitari. La fine delle vacanze.
Per me Settembre è stato un mese davvero molto pieno, tra esame di latino e nuove prospettive lavorative (e se possibile vita sociale, q.b.) tanto da non permettermi di leggere molto. Questo mese è volato via sulle pagine di due big books, soprattutto come mole di pagine.
Iniziamo proprio dall'ultimo romanzo letto ovvero "Berlin Alexanderplatz" di Doblin, primo romanzo letto per l'esame di letterature comparate.
TRAMA: Berlino. Anni '20. Franz Biberkopf ha terminato di scontare i suoi anni nel carcere di Tegel per omicidio e, una volta giunto a Berlino, si ripromette di intraprendere una vita parca e onesta, cercando anche di dimenticare sue precedenti amicizie. Ma Berlino è una città misteriosa, insidiosa e quei tentativi di onestà si tramuteranno ben presto in dissolutezze.
"Berlin Alexanderplatz" è una sperimentazione dell'autore, un romanzo che è stato definito espressionista e che effettivamente sovverte le regole classiche del romanzo e dell'epopea classica. Sin dalla prima pagina fino alla fine, si è sempre titubanti nel decidere chi sia il vero protagonista. Franz o Berlino? La città non è mai pura cornice della narrazione ma è quasi direttrice d'orchestra, è Berlino che muove i fili delle vite di tutti i personaggi. Le vicende si svolgono pressoché nel raggio di mille metri da Alexanderplatz, ancora oggi una delle piazze più note della capitale e che, all'epoca, era sede di trasformazioni e cambiamenti edili (si veda ad esempio la costruzione della metro).
Perché lo definiamo un romanzo dadaista?
La narrazione è molto frammentata, quasi un grande calderone di dati e informazioni. Per quanto tutto si svolga cronologicamente, Doblin mescola pensieri e dialoghi, narrazione, canzoni, proverbi, scorci della città dilatando notevolmente le vicende. L'autore sovverte completamente la linearità e la compattezza monumentale dei grandi romanzi del passato e soprattutto dei grandi poemi epici. Non ci sono grandi battaglie tra popoli, ma duri scontri tra poveri, miseri e lotte tra l'uomo e la vita stessa (o la Morte, che compare come personaggio in più momenti del romanzo). Lo stesso Franz Biberkopf è un anti-eroe, un uomo apparentemente redento dopo la prigionia che però ricade nella perdizione tra furti, omicidi veri o presunti, prostituzione. Franz non impara nulla di positivo nel corso dei primi 3/4 del romanzo anzi, apprende l'arte inevitabile della sopravvivenza economica e fisica in un mondo in cui, anche tra poveri, sopravvive solo il più forte o il più furbo.
Doblin ha realizzato un bel caleidoscopio di personaggi, ma nessuno è portatore di valori sani. Tutti (o quasi) sono capaci di provare sentimenti positivi come amore, amicizia, altruismo, vicinanza fisica ed emotiva eppure nessuno di loro e, in questo caso, davvero nessuno è esente da atteggiamenti o "valori" deplorevoli.
"Berlin Alexanderplatz" è un romanzo di formazione molto sui generis. La crescita di Franz è altalenante ma un culmine positivo comunque nel finale è presente.
Proprio la narrazione spezzata, la reiterazione di medesimi luoghi o intrecci, i numerosi scorci descrittivi su Berlino rendono il romanzo abbastanza lento e pesante ma non complesso. E' un libro che merita tempo e attenzioni. Il messaggio finale?
Che i buoni propositi son sempre da apprezzare, ma che spesso la Storia e le cattive influenze ci distolgono e che le dissolutezze poi si rivelano più comode dell'onestà. Forse solo grandi traumi permettono la rinascita, come succede al nostro Franz Biberkopf che muore e rinasce Franz Karl Biberkopf.
Il secondo e ultimo libro letto questo mese è stato il secondo volume della serie degli Attraversaspecchi "Gli scomparsi di Chiardiluna" di Christelle Dabos.
Ovviamente non posso dirvi nulla sulla trama ma vi lascio alcune suggestioni. Il primo libro era molto lento soprattutto perché la Dabos stava ovviamente realizzando e presentando un nuovo mondo che, a mio parere, è forse uno dei più intricati e complessi che io abbia mai letto in un fantasy. Non demordete perché il secondo volume ha molti più intrighi, colpi di scena e finalmente iniziamo a scoprire qualche pezzo del puzzle complesso che l'autrice ha realizzato. Ho grandi aspettative sugli ultimi due volumi.
Fine dell'estate. Inizio dell'autunno. Il ritorno sui banchi di scuola e i libri. La sessione autunnale per gli universitari. La fine delle vacanze.
Per me Settembre è stato un mese davvero molto pieno, tra esame di latino e nuove prospettive lavorative (e se possibile vita sociale, q.b.) tanto da non permettermi di leggere molto. Questo mese è volato via sulle pagine di due big books, soprattutto come mole di pagine.
Iniziamo proprio dall'ultimo romanzo letto ovvero "Berlin Alexanderplatz" di Doblin, primo romanzo letto per l'esame di letterature comparate.
TRAMA: Berlino. Anni '20. Franz Biberkopf ha terminato di scontare i suoi anni nel carcere di Tegel per omicidio e, una volta giunto a Berlino, si ripromette di intraprendere una vita parca e onesta, cercando anche di dimenticare sue precedenti amicizie. Ma Berlino è una città misteriosa, insidiosa e quei tentativi di onestà si tramuteranno ben presto in dissolutezze.
"Berlin Alexanderplatz" è una sperimentazione dell'autore, un romanzo che è stato definito espressionista e che effettivamente sovverte le regole classiche del romanzo e dell'epopea classica. Sin dalla prima pagina fino alla fine, si è sempre titubanti nel decidere chi sia il vero protagonista. Franz o Berlino? La città non è mai pura cornice della narrazione ma è quasi direttrice d'orchestra, è Berlino che muove i fili delle vite di tutti i personaggi. Le vicende si svolgono pressoché nel raggio di mille metri da Alexanderplatz, ancora oggi una delle piazze più note della capitale e che, all'epoca, era sede di trasformazioni e cambiamenti edili (si veda ad esempio la costruzione della metro).
Perché lo definiamo un romanzo dadaista?
La narrazione è molto frammentata, quasi un grande calderone di dati e informazioni. Per quanto tutto si svolga cronologicamente, Doblin mescola pensieri e dialoghi, narrazione, canzoni, proverbi, scorci della città dilatando notevolmente le vicende. L'autore sovverte completamente la linearità e la compattezza monumentale dei grandi romanzi del passato e soprattutto dei grandi poemi epici. Non ci sono grandi battaglie tra popoli, ma duri scontri tra poveri, miseri e lotte tra l'uomo e la vita stessa (o la Morte, che compare come personaggio in più momenti del romanzo). Lo stesso Franz Biberkopf è un anti-eroe, un uomo apparentemente redento dopo la prigionia che però ricade nella perdizione tra furti, omicidi veri o presunti, prostituzione. Franz non impara nulla di positivo nel corso dei primi 3/4 del romanzo anzi, apprende l'arte inevitabile della sopravvivenza economica e fisica in un mondo in cui, anche tra poveri, sopravvive solo il più forte o il più furbo.
Doblin ha realizzato un bel caleidoscopio di personaggi, ma nessuno è portatore di valori sani. Tutti (o quasi) sono capaci di provare sentimenti positivi come amore, amicizia, altruismo, vicinanza fisica ed emotiva eppure nessuno di loro e, in questo caso, davvero nessuno è esente da atteggiamenti o "valori" deplorevoli.
"Berlin Alexanderplatz" è un romanzo di formazione molto sui generis. La crescita di Franz è altalenante ma un culmine positivo comunque nel finale è presente.
Proprio la narrazione spezzata, la reiterazione di medesimi luoghi o intrecci, i numerosi scorci descrittivi su Berlino rendono il romanzo abbastanza lento e pesante ma non complesso. E' un libro che merita tempo e attenzioni. Il messaggio finale?
Che i buoni propositi son sempre da apprezzare, ma che spesso la Storia e le cattive influenze ci distolgono e che le dissolutezze poi si rivelano più comode dell'onestà. Forse solo grandi traumi permettono la rinascita, come succede al nostro Franz Biberkopf che muore e rinasce Franz Karl Biberkopf.
Il secondo e ultimo libro letto questo mese è stato il secondo volume della serie degli Attraversaspecchi "Gli scomparsi di Chiardiluna" di Christelle Dabos.
Ovviamente non posso dirvi nulla sulla trama ma vi lascio alcune suggestioni. Il primo libro era molto lento soprattutto perché la Dabos stava ovviamente realizzando e presentando un nuovo mondo che, a mio parere, è forse uno dei più intricati e complessi che io abbia mai letto in un fantasy. Non demordete perché il secondo volume ha molti più intrighi, colpi di scena e finalmente iniziamo a scoprire qualche pezzo del puzzle complesso che l'autrice ha realizzato. Ho grandi aspettative sugli ultimi due volumi.
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