Tre letture e un caleidoscopio di emozioni.
Non avrei potuto affrontare il mese centrale dell'estate in modo migliore dal punto di vista letterario. Tra un epigramma di latino e l'altro, queste letture mi hanno appassionata, coinvolta, distrutta, fatta innamorare e io non posso non consigliarvele tutte caldamente.
Il libro che mi ha occupato più a lungo (per la mole) è stato "Il petalo cremisi e il bianco" di Michel Faber.
TRAMA: Inghilterra di metà Ottocento. Sugar è una delle prostitute più famose di Londra, esibita addirittura come attrazione su una rivista di divertimenti londinesi, apparentemente soddisfatta della sua condizione ma femminista ante litteram. Sino a quando l'incontro con il ricco William Rackham non le cambierà la vita.
Un libro di cui ho sempre sentito parlare e che mi aveva catturata per l'ambientazione e il periodo storico e confermo che sono sicuramente i veri punti di forza di una storia su cui Faber ha lavorato per circa 30 anni della sua vita. Venti di ricerche e dieci di scrittura. Una gestazione che ha portato alla nascita di un romanzo dalla mole non indifferente (circa 1000 pp.) che è un vero ritratto della Londra dei bassifondi, delle bettole, dei postiboli, della prostituzione e della povertà; così come è il perfetto specchio anche di tutto ciò che invece è ricchezza, sfarzo, lusso, industria e progresso. Faber ha uno stile coinvolgente che ti cattura e ti catapulta in questo mondo da noi cronologicamente distante anche grazie alla presenza di un narratore onnisciente che ci accompagna come un menestrello letteralmente tra le vie londinesi.
I personaggi sono molto ben caratterizzati ed è un ventaglio sicuramente interessante dal punto di vista psicologico. Ho molto simpatizzato con Sugar con il suo proto-femminismo, la sua voglia di emancipazione, la sua emotività, il suo istinto materno. Posso, dal mio punto di vista, affermare con certezza che qui i personaggi positivi sono proprio gli appartenenti ai ceti sociali più bassi. Un caso o una precisa volontà moralista dell'autore? Chissà.
Come spesso accade, però, c'è sempre un ma. Il finale. Purtroppo non posso ovviamente rivelar nulla ma l'ho trovato troppo aperto, non ben concluso, non ben spiegato e affrettato. Davvero deludente. Ha sicuramente fatto abbassare il livello del romanzo che comunque rimane un ottimo lavoro.
Il grande capolavoro del mese è stato "Lolita" di Vladimir Nabokov di cui vi ho già fatto una recensione singola.
In occasione del centenario della nascita di Primo Levi (31 Luglio 1919), la Repubblica ha portato in edicola la graphic novel "Primo Levi" di Matteo Mastragostino e Alessandro Ranghiasci, edita Beccogiallo.
In poco più di 100 pp. i due autori riescono a raccontare con tatto ma estremo realismo non solo la vita di Levi, sopravvissuto al lager di Auschwitz, ma in generale l'Olocausto. I disegni in bianco e nero e i tratti spigolosi, netti e decisi rendono ogni scena una vera lama nel petto. Ho molto apprezzato proprio la contrapposizione tra la morbidezza delle scene nel presente e l'asprezza di quelle nel lager che marcano ancor più il dolore, la sofferenza e l'insensatezza di un evento che ancora non riusciamo a comprendere ma che, come dice Levi, conoscere è necessario. Una graphic novel assolutamente d'impatto, magistralmente scritta e disegnata e che deve assolutamente essere letta e diffusa nelle scuole.
Non avrei potuto affrontare il mese centrale dell'estate in modo migliore dal punto di vista letterario. Tra un epigramma di latino e l'altro, queste letture mi hanno appassionata, coinvolta, distrutta, fatta innamorare e io non posso non consigliarvele tutte caldamente.
Il libro che mi ha occupato più a lungo (per la mole) è stato "Il petalo cremisi e il bianco" di Michel Faber.
TRAMA: Inghilterra di metà Ottocento. Sugar è una delle prostitute più famose di Londra, esibita addirittura come attrazione su una rivista di divertimenti londinesi, apparentemente soddisfatta della sua condizione ma femminista ante litteram. Sino a quando l'incontro con il ricco William Rackham non le cambierà la vita.
Un libro di cui ho sempre sentito parlare e che mi aveva catturata per l'ambientazione e il periodo storico e confermo che sono sicuramente i veri punti di forza di una storia su cui Faber ha lavorato per circa 30 anni della sua vita. Venti di ricerche e dieci di scrittura. Una gestazione che ha portato alla nascita di un romanzo dalla mole non indifferente (circa 1000 pp.) che è un vero ritratto della Londra dei bassifondi, delle bettole, dei postiboli, della prostituzione e della povertà; così come è il perfetto specchio anche di tutto ciò che invece è ricchezza, sfarzo, lusso, industria e progresso. Faber ha uno stile coinvolgente che ti cattura e ti catapulta in questo mondo da noi cronologicamente distante anche grazie alla presenza di un narratore onnisciente che ci accompagna come un menestrello letteralmente tra le vie londinesi.
I personaggi sono molto ben caratterizzati ed è un ventaglio sicuramente interessante dal punto di vista psicologico. Ho molto simpatizzato con Sugar con il suo proto-femminismo, la sua voglia di emancipazione, la sua emotività, il suo istinto materno. Posso, dal mio punto di vista, affermare con certezza che qui i personaggi positivi sono proprio gli appartenenti ai ceti sociali più bassi. Un caso o una precisa volontà moralista dell'autore? Chissà.
Come spesso accade, però, c'è sempre un ma. Il finale. Purtroppo non posso ovviamente rivelar nulla ma l'ho trovato troppo aperto, non ben concluso, non ben spiegato e affrettato. Davvero deludente. Ha sicuramente fatto abbassare il livello del romanzo che comunque rimane un ottimo lavoro.
Il grande capolavoro del mese è stato "Lolita" di Vladimir Nabokov di cui vi ho già fatto una recensione singola.
In occasione del centenario della nascita di Primo Levi (31 Luglio 1919), la Repubblica ha portato in edicola la graphic novel "Primo Levi" di Matteo Mastragostino e Alessandro Ranghiasci, edita Beccogiallo.
In poco più di 100 pp. i due autori riescono a raccontare con tatto ma estremo realismo non solo la vita di Levi, sopravvissuto al lager di Auschwitz, ma in generale l'Olocausto. I disegni in bianco e nero e i tratti spigolosi, netti e decisi rendono ogni scena una vera lama nel petto. Ho molto apprezzato proprio la contrapposizione tra la morbidezza delle scene nel presente e l'asprezza di quelle nel lager che marcano ancor più il dolore, la sofferenza e l'insensatezza di un evento che ancora non riusciamo a comprendere ma che, come dice Levi, conoscere è necessario. Una graphic novel assolutamente d'impatto, magistralmente scritta e disegnata e che deve assolutamente essere letta e diffusa nelle scuole.
Commenti
Posta un commento