Quanto è difficile sedersi di nuovo al PC dopo un mese di totale riposo?
Dopo mesi di lavoro in DAD avevo bisogno completamente di staccare dal computer e dedicarmi esclusivamente alla lettura. Il mese di Luglio ha visto un po' il superamento di un piccolissimo blocco del lettore causato non solo da stress e trasloco da Torino a nuovamente in Puglia, ma soprattutto dal primo libro di cui vi parlerò oggi ovvero "Schiavo d'amore" di Somerset Maugham.
Somerset Maugham è stato un autore britannico ed è ben più noto al pubblico per "Il velo dipinto" da cui credo sia stato anche tratto un film. Ho iniziato casualmente da questo suo altro titolo perché lo acquistai un po' di tempo fa a Torino in un mercatino dell'usato ad una cifra davvero irrisoria. Mi tocca purtroppo ribadire ciò che nell'ultimo post avevo indicato ovvero la mia sensazione negativa sullo stile dell'autore, sull'opera e quindi sull'autore in sè.
"Schiavo d'amore" non è un romanzo come tutti gli altri scritti da Maugham, frutto di mera fantasia, ma è una versione pseudo autobiografica della vita stessa dello scrittore che intraprese gli studi di medicina, laureandosi, per poi successivamente abbandonare la carriera per dedicarsi a quella letteraria. Il romanzo quindi racconta di un giovane protagonista che seguiamo sin dall'infanzia fino all'età adulta. L'idea di fondo era sicuramente quella di un romanzo di formazione e non di un'autobiografia a tutti gli effetti; gli elementi del bildungsroman infatti si riscontrano facilmente all'interno dell'opera. Parlo quindi del raccontare la vita di un personaggio in ordine cronologico, del susseguirsi di errori e cadute del protagonista che sperimenta una perdizione tutta erotica e sessuale fino al redimersi con una donna "angelo". Peccato che il romanzo sia notevolmente lento e prolisso, con un susseguirsi di momenti e scene a mio parere inutili ai fini della costruzione di un romanzo di formazione, appunto. Molti punti potevano essere limati se non del tutto eliminati, rendendo più fluida la narrazione di una vita che, già di per sé, è particolarmente ostica e dettagliata.
Vedrò se dare una nuova opportunità.
Dopo una lettura che mi ha portato via praticamente un mese (a partire da metà Giugno), ho deciso di alleggerire la situazione con il nuovo graphic novel di Giulio Macaione, edito Bao Publishing: "Scirocco".
TRAMA: Mia vive a Venezia con un padre single ed omosessuale e una nonna scultrice e assolutamente fuori dagli schemi. Ma proprio quella nonna che è il perno femminile della sua vita, nasconde un segreto e profonde fragilità che la riporteranno nella sua natìa Sicilia.
Vorrei aveste davanti l'opera per poter capire davvero quanto siano belle le tavole di Giulio Macaione che ormai è per me una costante. Sono diventata sua lettrice affezionata e acquisto ogni suo lavoro (questa volta anche in versione autografata e dedicata). Macaione sceglie sempre di realizzare i disegni con colori monocromatici come il celeste e il giallo/arancio in questo caso specifico e vi garantisco che non perdono assolutamente di bellezza. Il tratto è morbido, dettagliato e le storie sono sempre un toccasana al cuore per la loro delicatezza e forza emotiva. Fatevi un regalo e leggete le sue opere.
Luglio è stato anche il mese dei primi approcci a nuovi scrittori come Pennac e Mann.
Di Daniel Pennac ho recuperato "La fata carabina", secondo volume di una serie dedicata alla famiglia Malaussene. La scelta di partire dal secondo non è stata voluta da me, questo libro mi è stato regalato. Non voglio ovviamente dir molto sulla famiglia o sulla trama se non che si racconta di anziani drogati e vecchiette che sparano e uccidono poliziotti ed è inevitabile che il nostro protagonista, che di mestiere fa il capro espiatorio, sia il primo indiziato del caso.
Lo stile di Pennac è molto fluido e coinvolgente, grazie anche a una punta di ironia che pervade le pagine dei suoi libri. Questo romanzo si gusta facilmente ed è impossibile non affezionarsi a tutta la famiglia Malaussene. Consigliato per un pubblico anche giovane e alle prime armi con la lettura di grandi penne.
Thomas Mann, invece, fa parte (anzi, faceva) di una lista di autori per cui nutri talmente tanto timore reverenziale da non convincerti mai a leggerli. Un po' come mi succedeva con Dumas. Sempre perché mi è stato regalato, ho iniziato dal celebre "La morte a Venezia", da cui Luchino Visconti ha tratto un altrettanto famoso film.
TRAMA: Gustav von Aschenbach è un noto scrittore e autore cinquantenne che, dopo esser rimasto vedovo, matura un'insoddisfazione e un desiderio di viaggiare. La meta sarà Venezia dove tra i calli e i canali, farà la conoscenza di un adolescente polacco, Tadziu, oggetto del suo amore e desiderio impossibile. Il tutto sotto la nube minacciosa del colera.
Non ho mai avuto grandi approcci con la letteratura tedesca o austriaca e i pochi effettivamente avuti non mi hanno soddisfatta a pieno. Purtroppo stesso discorso vale con Thomas Mann e questo libro. La vicenda viene raccontata in maniera molto psicologica, interamente incentrata sui dissidi interiori e i deliri erotici e classicheggianti del protagonista, completamente magnetizzato dall'adolescente Tadziu in un amore omosessuale non corrisposto e impossibile, vedi l'età dei due. Non si arriva mai ad una comunicazione verbale tra i due ma ci si limita a sguardi, inseguimenti che oggi sarebbero definiti puro stalking e vagheggiamenti mentali di Aschenbach. Lo stile è ricco, ampolloso ma molto complesso. Mann si perde in circonvoluzioni e acrobazie linguistiche degne di uno scrittore classico ma, a lungo andare, risultano pesanti e noiose.
La storia in sé è molto bella, densa di pathos, ma lo stile davvero rende tutto troppo pesante. Non credo di voler recuperare altro di suo.
Ultimo libro letto è stata una raccolta di lettere d'amore dei più grandi scrittori, filosofi e musicisti della storia: "Lettere d'amore di uomini e donne straordinari". Una bellissima miscellanea che consiglio agli amanti delle epistole e ai grandi romantici come la sottoscritta.
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