Dopo mesi pieni col lavoro e in cui paradossalmente ho letto parecchio, l'arrivo del caldo di Giugno e la fine della scuola mi hanno portata ad una battuta di arresto. Non parlerei di blocco del lettore semplicemente perché non ho mai smesso di leggere, solo l'ho fatto molto più lentamente.
Nel mese di Giugno sono quindi riuscita a leggere solo due libri (e mezzo).
L'ultima metà del mese mi ha vista impegnata con uno dei romanzi più noti di Somerset Maugham, "Schiavo d'amore". La lettura non è arrivata nemmeno alla metà, lo sto trovando parecchio lento e non molto coinvolgente come invece mi aspettavo, lo finirò sicuramente a Luglio.
Il resto del mese invece mi ha visto oscillare tra Cortàzar e Goethe.
Direi di iniziare da "I dolori del giovane Werther" di Goethe.
TRAMA: Il giovane Werther racconta sotto forma di epistole al suo amico Guglielmo, l'amore per la bella e sensibile Carlotta, promessa sposa ad un altro uomo, trascinando l'animo del protagonista nel baratro.
Ho sicuramente banalizzato molto la trama perché non vorrei anticipare nulla su un romanzo epistolare che è comunque uno dei perni della letteratura europea. Probabilmente l'opera di Goethe a noi italiani sarà più familiare perché accostata a un altro celeberrimo romanzo epistolare settecentesco ovvero "Ultime lettere di Jacopo Ortis" di Ugo Foscolo. Gli studi di critica fatti sul romanzo italiano vertono tutti sulla fortissima somiglianza tra l'intreccio e i due protagonisti dei rispettivi romanzi, ma non è un mistero che Foscolo si sia chiaramente ispirato al Goethe e ne avesse letto l'opera. Forse oggi urleremmo allo scandalo, denunceremmo tutto alla SIAE ma, per l'epoca, emulare in parte l'opera di un autore era un modo per apprezzarne e riconoscerne la grandezza. I punti di contatto tra le due opere sono palesi, eppure molti sono gli elementi divergenti. Uno tra tutti il fatto che Werther sia mosso nelle sue azioni solo dal sentimento, dalle pulsioni amorose e soprattutto dall'impossibilità di consumare l'amore per Carlotta, in piena linea con il movimento preromantico dello sturm und drang. Nel caso di Ortis, invece, l'elemento amoroso è connesso, se non proprio subordinato, alla questione italiana: il Trattato di Campoformio firmato da Napoleone nel 1797 che portò alla cessione del Veneto all'Austria fu un duro colpo per Foscolo, deluso dal generale francese che egli vedeva come il papabile liberatore e soprattutto unificatore italiano. La delusione dell'autore diviene quindi speculare nel romanzo, Ortis è infatti una sorta di alter ego dell'autore stesso.
Da grande amante di Foscolo non avrei potuto non recuperare prima o poi anche il modello di partenza. Non ho preferenza tra i due perché, seppur simili, sono chiaramente due romanzi differenti e frutto di ideali completamente differenti. Vi consiglio perciò la lettura di entrambi.
Su Cortàzar devo fare una premessa. Apprezzo, per gusto personale ovviamente, relativamente poco la letteratura latinoamericana e la leggo davvero raramente. Perché ho letto "Rayuela. Il gioco del mondo" di Cortàzar, allora? Perché è un libro strano, diverso dal solito. E' un gioco, appunto.
TRAMA: Horacio Oliveira si muove sul gioco del mondo, saltando da una casella all'altra, in quel vasto intrico cittadino che è Parigi, sino a ritornare a Buenos Aires, ossessionato da "la Maga".
Descrivere questo romanzo è molto difficile ma vi posso già preannunciare che esistono due differenti modalità di lettura: potreste iniziare dal cap. 1 e terminare al 56, ignorando tutto il resto, oppure seguire un ordine per voi assolutamente casuale ma ben chiaro nella mente dello scrittore che vi farà spostare da una parte all'altra. Io ho optato per la seconda modalità perché mi piace molto l'interattività nella lettura dei romanzi e il fatto che venga definito un contro-romanzo, credo abbia molto a che fare proprio con l'approccio del lettore al libro. Buona parte dei capp. che vengono proposti vertono attorno alle riflessioni del protagonista (e del suo gruppo di amici) su un certo Morelli e sulla sua opera, scrittore probabilmente mai esistito davvero. Tutte le riflessioni trattano un unico tema: la scrittura. E' chiaro allora che è un saggio nel romanzo, è un gioco accattivante, sì, ma essenziale per Cortàzar che vuole scardinare le regole classiche della scrittura e della lettura dimostrando che un romanzo non è tale solo perché segue uno schema fisso e immutabile. La storia del protagonista è particolare, un po' piatta all'inizio e molto più avvincente nella parte di Buenos Aires.
Se amate sperimentare coi romanzi, questo fa per voi!
Commenti
Posta un commento