Sarà la quarantena prolungata, ma il mese di Aprile mi sembrava non avesse fine.
Le letture in questo mese sono state solo tre ma abbastanza intense. De "Il sentiero dei nidi di ragno" di Calvino vi parlerò in un post a parte.
Il volume più corposo di questo mese è stato "Il giuoco delle perle di vetro" di Hermann Hesse.
TRAMA: Josef Knecht è solo un bambino quando viene selezionato dal Magister musicae per intraprendere un percorso di studi in Castalia, scuole privilegiate per studenti eccellenti in cui il protagonista apprenderà la famosa arte del giuoco delle perle di vetro.
Un volume mastodontico concepito durante gli anni bui del nazismo, prosecuzione molto più matura di "Siddhartha". Hesse immagina un mondo utopico in cui viene realizzata una scuola per studenti eccellenti chiamata Castalia, un nome parlante perché è l'incarnazione di una casta. Non solo gli studenti sono selezionati esclusivamente tra le eccellenze nelle scuole comuni, ma la stessa struttura scolastica viene retta da magistri che insegnano discipline totalmente avulse dal mondo esterno. Il sapere aulico è eccellente ma manca di contatto col reale, col mondo che i castali aborrono in ogni modo. L'amore esiste ma non porta obbligatoriamente ad una unione coniugale, i castali vivono e vengono mantenuti dallo Stato tedesco che riconosce l'aulicità di questo mondo ma non possono intraprendere attività imprenditoriali all' esterno. Josef è totalmente assorbito da questa realtà che vede come perfetta, assetato di conoscenza e perfezione. Cos'è il gioco delle perle che dà il titolo all'opera?
Comprenderlo è difficile e ci si arriva pienamente forse solo ai tre quarti del libro. Il gioco delle perle è una disquisizione su vari argomenti dello scibile umano seguendo una precisa simbologia matematica che i castali hanno realizzato, proprio per emergere e diversificarsi dall'approccio classico alle discipline.
Quanto davvero una casta, seppur di eccellenti, però può essere positiva? E' quello che lo stesso protagonista in maturità si domanda. Una casta è isolata, non comunica, non trasmette, non diffonde. Quanto può esser soddisfacente?
Non posso definire quest'opera come un vero romanzo, piuttosto si presenta come una biografia del protagonista raccontata da un anonimo narratore. Il volume è arricchito da racconti e poesie scritti dal protagonista durante l'adolescenza.
Lo stile di Hesse si rivela sempre complesso, filosofico e vicino alla filosofia orientale e questo rende difficile la lettura. Non lo consiglio assolutamente per chi volesse approcciarsi a questo autore per la prima volta, nonostante il libro scorra molto più velocemente dalla seconda metà e sia assolutamente ricco di spunti di riflessione. Preferibilmente deve essere letto da amanti dell'autore o da esperti di classici.
Ho proseguito la serie di Nevernight con il secondo volume "I grandi giochi" di Jay Kristoff.
La trama come sempre non ve la riporto, vi lascio solo ai miei commenti. Di sicuro ho preferito il primo volume che ci ha catapultati in un mondo nuovo, quindi si conserva sempre quella sana curiosità. Questo secondo volume è più piatto a livello di trama e abbastanza omogeneo tranne il finale che è davvero scoppiettante e ricco di colpi di scena. Sono assolutamente curiosa di leggere l'ultimo volume che spero non mi deluda.
La serie continua a essere ricca di scene esplicite di violenza e sesso, non consigliata ad adolescenti.
Le letture in questo mese sono state solo tre ma abbastanza intense. De "Il sentiero dei nidi di ragno" di Calvino vi parlerò in un post a parte.
Il volume più corposo di questo mese è stato "Il giuoco delle perle di vetro" di Hermann Hesse.
TRAMA: Josef Knecht è solo un bambino quando viene selezionato dal Magister musicae per intraprendere un percorso di studi in Castalia, scuole privilegiate per studenti eccellenti in cui il protagonista apprenderà la famosa arte del giuoco delle perle di vetro.
Un volume mastodontico concepito durante gli anni bui del nazismo, prosecuzione molto più matura di "Siddhartha". Hesse immagina un mondo utopico in cui viene realizzata una scuola per studenti eccellenti chiamata Castalia, un nome parlante perché è l'incarnazione di una casta. Non solo gli studenti sono selezionati esclusivamente tra le eccellenze nelle scuole comuni, ma la stessa struttura scolastica viene retta da magistri che insegnano discipline totalmente avulse dal mondo esterno. Il sapere aulico è eccellente ma manca di contatto col reale, col mondo che i castali aborrono in ogni modo. L'amore esiste ma non porta obbligatoriamente ad una unione coniugale, i castali vivono e vengono mantenuti dallo Stato tedesco che riconosce l'aulicità di questo mondo ma non possono intraprendere attività imprenditoriali all' esterno. Josef è totalmente assorbito da questa realtà che vede come perfetta, assetato di conoscenza e perfezione. Cos'è il gioco delle perle che dà il titolo all'opera?
Comprenderlo è difficile e ci si arriva pienamente forse solo ai tre quarti del libro. Il gioco delle perle è una disquisizione su vari argomenti dello scibile umano seguendo una precisa simbologia matematica che i castali hanno realizzato, proprio per emergere e diversificarsi dall'approccio classico alle discipline.
Quanto davvero una casta, seppur di eccellenti, però può essere positiva? E' quello che lo stesso protagonista in maturità si domanda. Una casta è isolata, non comunica, non trasmette, non diffonde. Quanto può esser soddisfacente?
Non posso definire quest'opera come un vero romanzo, piuttosto si presenta come una biografia del protagonista raccontata da un anonimo narratore. Il volume è arricchito da racconti e poesie scritti dal protagonista durante l'adolescenza.
Lo stile di Hesse si rivela sempre complesso, filosofico e vicino alla filosofia orientale e questo rende difficile la lettura. Non lo consiglio assolutamente per chi volesse approcciarsi a questo autore per la prima volta, nonostante il libro scorra molto più velocemente dalla seconda metà e sia assolutamente ricco di spunti di riflessione. Preferibilmente deve essere letto da amanti dell'autore o da esperti di classici.
Ho proseguito la serie di Nevernight con il secondo volume "I grandi giochi" di Jay Kristoff.
La trama come sempre non ve la riporto, vi lascio solo ai miei commenti. Di sicuro ho preferito il primo volume che ci ha catapultati in un mondo nuovo, quindi si conserva sempre quella sana curiosità. Questo secondo volume è più piatto a livello di trama e abbastanza omogeneo tranne il finale che è davvero scoppiettante e ricco di colpi di scena. Sono assolutamente curiosa di leggere l'ultimo volume che spero non mi deluda.
La serie continua a essere ricca di scene esplicite di violenza e sesso, non consigliata ad adolescenti.
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