Iniziare il 2020 in ritardo: fatto!
Il nuovo anno è iniziato tra libri universitari, tesi e piacevoli letture. Ho deciso di inaugurare l'anno con un romanzo storico che avevo sugli scaffali almeno da Maggio scorso e che era finalmente arrivato il momento di leggere ovvero "L'ultimo segreto di Botticelli" di Lisa Laffi.
TRAMA: 1526. Luce, giovane erborista, viene convocata a palazzo da Bianca Riario Sforza temendo di essere denunciata di stregoneria, in realtà la donna vuole tenerla presso di sé come aveva fatto anni prima con sua madre. Il ritorno del fratello di Bianca, Giovanni dalle Bande Nere, ferito in battaglia alimenterà un sentimento troppo pericoloso tra lui e Luce che Bianca non può in alcun modo permettere, rischiando di compromettere i piani politici italiani.
Quando si tratta di romanzi storici e Botticelli io non capisco più nulla, inizio ad accumulare questi libri in modo ossessivo e compulsivo. Perché? Perché cerco una storia bella tanto quanto quella de "La ladra della primavera" di Marina Fiorato che avrò riletto da adolescente almeno quattro o cinque volte. L'inizio del romanzo effettivamente mi sembrava molto vicino se considerate che la protagonista qui si chiama Luce e nell'altro Luciana, che anche qui è coinvolto il dipinto "La primavera" di Botticelli e che anche in questo caso il bozzetto cela un segreto politico. La cosa ovviamente poteva farmi piacere solamente in parte perché, per quanto si ricerchino le stesse emozioni che un altro libro ci ha dato, non si può accettare un clone che ci sembrerà sempre una sorta di brutto surrogato. Fortunatamente l'opera poi cambia completamente direzione.
Ho amato moltissimo la protagonista che finalmente esula dalla figura di nobile o di prostituta che spesso si ritrova nei romanzi storici. Libera, indipendente, coraggiosa, intelligente, colta, tutte qualità che chiunque vorrebbe ritrovare in una donna reale. La vicenda si è rivelata abbastanza avvincente anche se qualche colpo di scena in realtà a me non è sembrato tale.
Un consiglio? Evitate di leggere la storia di Giovanni dalle Bande Nere perché l'autrice per il finale si è molto rifatta alla realtà. Questo mi è sembrato un grande punto di forza perché è sempre più autorevole ritrovare almeno sullo sfondo della veridicità in ciò che si legge.
Lo stile dell'autrice è scorrevole, chiaro e il romanzo si divora davvero in poco tempo. Spero continui a dedicarsi a questo genere e attendo con ansia altro di suo.
Il nuovo anno è iniziato tra libri universitari, tesi e piacevoli letture. Ho deciso di inaugurare l'anno con un romanzo storico che avevo sugli scaffali almeno da Maggio scorso e che era finalmente arrivato il momento di leggere ovvero "L'ultimo segreto di Botticelli" di Lisa Laffi.
TRAMA: 1526. Luce, giovane erborista, viene convocata a palazzo da Bianca Riario Sforza temendo di essere denunciata di stregoneria, in realtà la donna vuole tenerla presso di sé come aveva fatto anni prima con sua madre. Il ritorno del fratello di Bianca, Giovanni dalle Bande Nere, ferito in battaglia alimenterà un sentimento troppo pericoloso tra lui e Luce che Bianca non può in alcun modo permettere, rischiando di compromettere i piani politici italiani.
Quando si tratta di romanzi storici e Botticelli io non capisco più nulla, inizio ad accumulare questi libri in modo ossessivo e compulsivo. Perché? Perché cerco una storia bella tanto quanto quella de "La ladra della primavera" di Marina Fiorato che avrò riletto da adolescente almeno quattro o cinque volte. L'inizio del romanzo effettivamente mi sembrava molto vicino se considerate che la protagonista qui si chiama Luce e nell'altro Luciana, che anche qui è coinvolto il dipinto "La primavera" di Botticelli e che anche in questo caso il bozzetto cela un segreto politico. La cosa ovviamente poteva farmi piacere solamente in parte perché, per quanto si ricerchino le stesse emozioni che un altro libro ci ha dato, non si può accettare un clone che ci sembrerà sempre una sorta di brutto surrogato. Fortunatamente l'opera poi cambia completamente direzione.
Ho amato moltissimo la protagonista che finalmente esula dalla figura di nobile o di prostituta che spesso si ritrova nei romanzi storici. Libera, indipendente, coraggiosa, intelligente, colta, tutte qualità che chiunque vorrebbe ritrovare in una donna reale. La vicenda si è rivelata abbastanza avvincente anche se qualche colpo di scena in realtà a me non è sembrato tale.
Un consiglio? Evitate di leggere la storia di Giovanni dalle Bande Nere perché l'autrice per il finale si è molto rifatta alla realtà. Questo mi è sembrato un grande punto di forza perché è sempre più autorevole ritrovare almeno sullo sfondo della veridicità in ciò che si legge.
Lo stile dell'autrice è scorrevole, chiaro e il romanzo si divora davvero in poco tempo. Spero continui a dedicarsi a questo genere e attendo con ansia altro di suo.
Dopo il primo volume della saga di "Nevernight" di cui vi ho già parlato in un post singolo, ho recuperato un grande classico della letteratura latina, "De brevitate vitae" di Seneca.
Seneca si rivolge al suo allievo Lucilio disquisendo sulla brevità della vita. Il tema del tempo era particolarmente caro all'epoca e in particolar modo un corretto uso dello stesso. Parlare di un libricino così piccolo eppure così denso non è mai semplice, non si sa effettivamente cosa dire senza andare a ripescare un'analisi critica puntigliosa e dettagliata e non mi sembra il caso. Accantono dunque la laurea in lettere per una volta e cerco solo di trasmettervi le mie impressioni. Seneca parte dalle lamentele che vari romani fanno alla natura, rea di aver concesso all'uomo una vita troppo breve rispetto magari agli animali, il filosofo ci fa notare che questa vita non è breve ma siamo noi a renderla tale con un uso scorretto e irrispettoso del tempo. Essere canuti non significa obbligatoriamente aver vissuto quanto piuttosto essere esistiti.
Le frasi che vorrete sottolineare saranno moltissime perché ogni rigo sembra verità assoluta o lo è. E' impossibile non ammettere a noi stessi di aver sprecato il nostro tempo, di aver oziato (e non intendo l'otium senecano), di aver sprecato energie per futilità e di esserci di colpo ritrovati dinanzi l'evidenza della fine della vita. La vita e la morte sono due elementi dicotomici inscindibili e iniziare a vivere significa già ammettere di dover morire. Il conto alla rovescia inizia nell'attimo zero in cui veniamo al mondo. Dando effettivamente ciò per scontato, Seneca non ha la pretesa di insegnarci a vivere nonostante alcuni consigli interessanti che si ritrovano all'interno del libro, ma ci ricorda due cose importanti: - siamo mortali;
- solo la saggezza ci porterà a vivere una vita vera.
Vi prego davvero di leggere questo piccolissimo ma potente libretto, in qualunque momento della vostra vita siate.
Non exiguum temporis habemus sed multum perdidimus.
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