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"Dio di illusioni" di Donna Tartt

Quando hai appena chiuso un libro che ritieni un capolavoro, è veramente difficile riuscire a parlarne.

Proprio per questo motivo ho deciso di far passare qualche giorno prima di dirvi cosa ne penso.

Il libro in questione è "Dio di illusioni" di Donna Tartt, autrice de "Il cardellino", vincitore del Premio Pulitzer 2014.

TRAMA: Richard ha appena deciso di lasciare la facoltà di medicina e di dedicarsi completamente a studi umanistici, si iscrive quindi al College Hampden nel Vermont. Nonostante la volontà iniziale di seguire il corso di letteratura inglese, rimane completamente affascinato dalle voci su un noto professore di greco, Julian, tanto da voler far parte del suo ristretto circolo di studenti. Il professore, infatti, segue solo cinque ragazzi. Richard verrà colpito dall'aura di sacralità e di superiorità che, sia Julian, sia i suoi compagni emanano, lasciandosi trascinare in un vortice di delirio dai risvolti tragici.

Dopo aver letto "Il cardellino" decisi di recuperare gli unici due libri che la Tartt aveva scritto prima, sono partita prevenuta perché, dopo aver considerato quel romanzo un vero capolavoro ineguagliabile dalla stessa autrice, non mi aspettavo nulla di particolarmente interessante, soprattutto da "Dio di illusioni", sua opera prima.

Mi sbagliavo.

Sono arrivata addirittura a voler leggere anche la lista della spesa della Tartt perché ci sarebbe comunque poesia nella sua scrittura.

"Dio di illusioni" venne pubblicato quando l'autrice aveva 28 anni e divenne fin da subito un caso internazionale, decretando la fama della giovanissima scrittrice emergente.
Il romanzo è affascinante tanto quanto i suoi personaggi, ti seduce pagina dopo pagina con il suo stile lento, cadenzato, particolarmente descrittivo. Mi ha ricordato "Il cardellino" in quanto anche qui si prospetta una storia di formazione, eppure non sono troppo similari. Paradossalmente ho trovato anzi maggiore profondità proprio in questa opera prima.

La Tartt, nascosta sotto la narrazione e il punto di vista del protagonista, ci trascina nel baratro del male. Un male seducente e accattivante, talmente sibillino e lascivo da assumere le sembianze di cinque ragazzi ricchi, colti, viziati. E forse sono proprio queste caratteristiche che catturano Richard fin da subito. La voglia di essere come loro, di emularli, di sentirsi diverso rispetto alla massa. Superiore.
Scatta quindi un circuito vizioso fatto di droga e alcool, alla ricerca del mondo perfetto e idilliaco degli antichi greci. Il desiderio di diventare onnipotenti li spingerà ad un episodio catastrofico e mortale che, come la prima tessera del domino, farà crollare una dopo l'altra tutte le sue pedine.
L'autrice è riuscita a rendere lucidamente ogni singolo momento di follia e di perdizione di questi ragazzi, tutti molto ben caratterizzati psicologicamente, dal dominatore al subordinato.
Un personaggio che in realtà non mi ha colpito particolarmente come, secondo quanto prospettato dalla trama, avrebbe dovuto fare, è stato proprio il professor Julian. L'aura di mistero e di onnipotenza effettivamente è presente attorno a lui, eppure ho immaginato fin dalle prime pagine fosse solo un fuoco di paglia. Il finale ne è la prova.

Ennesimo capolavoro scritto da questa autrice che ormai è diventata per me una garanzia.
In attesa del suo prossimo romanzo, voglio assolutamente reperire la sua seconda opera "Piccolo amico".

Vi prego, datele assolutamente una possibilità.




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