E' un post improvviso, sorto davvero spontaneo e necessario avendo appena terminato di leggere "Cadrà dolce la pioggia e altri racconti" di Ray Bradbury.
Non mi ero mai approcciata a questo autore, pur essendo molto noto per la tanto altrettanto nota "Fahrenheit451".
Il libro di cui voglio parlarvi contiene tre racconti: Cadrà dolce la pioggia, I lunghi anni, La gita di un milione di anni.
Sono tre racconti ambientati nel futuro (Agosto e Ottobre 2026) e parlano di terrestri che si trasferiscono su Marte per sopravvivere, la Terra è devastata da guerre e distruzioni.
Questi tre racconti, nella loro semplicità, mi hanno letteralmente devastata. Hanno un carattere profetico e pensare che il 2026 è solo fra undici anni e che fra undici anni, forse, ci sarò anche io e magari ci saranno anche i miei figli, mi sconvolge.
Il primo dei tre racconti, che è quello che più mi ha sconvolta, narra di una casa che è completamente autonoma. E' talmente tecnologica che la vita al suo interno va avanti senza il bisogno degli uomini ed è proprio questo che mi ha devastata.
Ci affanniamo così tanto a costruire oggetti tecnologici, ci affanniamo a migliorare la nostra vita materiale tanto da dimenticare che noi esseri umani non siamo nulla! Quegli stessi oggetti che noi abbiamo costruito ci sopravvivono, non hanno nulla da perdere, non sentiranno la nostra mancanza e noi, invece, siamo così vuoti.
Viviamo di oggetti, gli oggetti non vivono di noi.
Ray Bradbury ci ha lanciato un messaggio, prospettando il suo messaggio in un futuro non eccessivamente remoto. Rivediamo la nostra vita, cambiamo le nostre prerogative.
Non mi ero mai approcciata a questo autore, pur essendo molto noto per la tanto altrettanto nota "Fahrenheit451".
Il libro di cui voglio parlarvi contiene tre racconti: Cadrà dolce la pioggia, I lunghi anni, La gita di un milione di anni.
Sono tre racconti ambientati nel futuro (Agosto e Ottobre 2026) e parlano di terrestri che si trasferiscono su Marte per sopravvivere, la Terra è devastata da guerre e distruzioni.
Questi tre racconti, nella loro semplicità, mi hanno letteralmente devastata. Hanno un carattere profetico e pensare che il 2026 è solo fra undici anni e che fra undici anni, forse, ci sarò anche io e magari ci saranno anche i miei figli, mi sconvolge.
Il primo dei tre racconti, che è quello che più mi ha sconvolta, narra di una casa che è completamente autonoma. E' talmente tecnologica che la vita al suo interno va avanti senza il bisogno degli uomini ed è proprio questo che mi ha devastata.
Ci affanniamo così tanto a costruire oggetti tecnologici, ci affanniamo a migliorare la nostra vita materiale tanto da dimenticare che noi esseri umani non siamo nulla! Quegli stessi oggetti che noi abbiamo costruito ci sopravvivono, non hanno nulla da perdere, non sentiranno la nostra mancanza e noi, invece, siamo così vuoti.
Viviamo di oggetti, gli oggetti non vivono di noi.
Ray Bradbury ci ha lanciato un messaggio, prospettando il suo messaggio in un futuro non eccessivamente remoto. Rivediamo la nostra vita, cambiamo le nostre prerogative.
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