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Letture di Febbraio

Marzo. Primavera in arrivo. Sole.

E poca voglia di sedermi al pc. Sì, è un vano tentativo di giustificare il ritardo per il recap delle letture del mese di Febbraio.

Anche il mese di Febbraio è stato abbastanza prolifico con qualche pecca, però. Sarà che lavorare mi stanca e i libri poi diventano via di fuga ed evasione necessaria o probabilmente l'aria di Torino mi fa venir più voglia di leggere. Chi lo sa.

Da dove iniziare?

Innanzitutto vi ricordo che di "Ada o ardore" di Nabokov vi ho scritto una recensione singola quindi se siete interessati vi rimando direttamente lì.

Partiamo allora dalla grande delusione di questo mese: "La vita istruzioni per l'uso" di Georges Perec.

TRAMA: Parigi. In un condominio parigino si succedono le vite di numerosi condomini, vite mai slegate tra loro ma intrecciate, incastrate e in parte dipendenti le une dalle altre. Perec crea quindi un mosaico di 99 racconti sulla vita di questo stabile e dei suoi abitanti.

Avevo inserito questo libro in wishlist davvero molti anni fa e approfittando degli sconti BUR, ho finalmente deciso di recuperarlo. Ho sentito parlar benissimo di Perec e della sua penna tanto da avere alte aspettative, ben consapevole inoltre che la lettura non sarebbe stata facile. Perec, assieme a Queneau, Calvino e altri scrittori, fece parte del gruppo parigino Oulipo, con l'obiettivo ben preciso di fondere letteratura e costruzioni logiche e matematiche. Il romanzo di Perec, nello specifico, segue la dinamica degli scacchi: un movimento tra gli appartamenti a L, come il movimento del cavallo sulla scacchiera. L'idea inizialmente mi era parsa geniale, soprattutto per chi ama molto sperimentare con la letteratura, un gioco simile non può che spingerti ad acquistare il libro in pochissimo tempo.
Purtroppo Perec è risultato a mio avviso eccessivamente prolisso, eccessivamente descrittivo e pedante. Le vite dei personaggi sono realmente intrecciate tra loro, creando un puzzle in cui ognuno sorregge l'altro e abbisogna dell'altro per svolgere il proprio lavoro o semplicemente definirsi all'interno della società. Peccato che l'eccessivo soffermarsi sui dettagli faccia davvero perdere molto e confondere il lettore che poi non riesce a seguire con serenità gli incastri tra i personaggi.
Ho abbandonato il libro a metà, non è assolutamente nelle mie corde e mi dispiace. Chiunque sia interessato all'acquisto può contattarmi.



Altra lieve delusione questo mese è stata "La bella estate" d Cesare Pavese.

TRAMA: Ginia è una ragazza di paese di sedici anni e come tutte le giovani donne alla sua età, attratta dalle ragazze più grandi di lei, dai ragazzi e dalla sfera sessuale che ancora le è preclusa. Ginia entrerà quindi in contatto con modelle, artisti e si innamorerà di Guido, dal quale si farà sedurre.

Nel caso di Pavese non parlerei di un disastro, ma non ho avvertito in questo brevissimo romanzo il Pavese che avevo tanto amato ne "La luna e i falò". "La bella estate" venne inizialmente pubblicato come primo romanzo breve di una trilogia che comprendeva anche "Il diavolo in collina" e "Tra donne sole" (tutti ancora da leggere), tanto da vincere il Premio Strega negli anni Cinquanta. Lo stesso Pavese definisce le tre opere come racconti cittadini ed effettivamente, almeno nel primo esempio, è la vita di paese, i luoghi frequentati e la società a farne da padrona rispetto al tema della Resistenza che solitamente attribuiamo all'autore piemontese.
La storia di Ginia è una storia di formazione perché da adolescente, attraverso il contatto con un mondo altro da lei, diventerà donna. Seduzione, erotismo, passione, amore, invidia sono alcuni degli stadi che la ragazza affronterà. Pavese si dimostra ancora una volta una bella penna, capace di ammaliare anche con un racconto semplice in cui poco accade a livello di intreccio ma molto a livello psicologico. In Ginia molte di noi potrebbero riconoscersi, soprattutto in quella giovanile fase di primi approcci col sesso maschile e la sessualità. 
Carino, ma non è il Pavese che amo.


Piacevole riscoperta invece è stato "Il cuore rubato" di Gaston Leroux, autore del ben più celebre "Il fantasma dell'opera".

TRAMA: Hector e Cordelia sono cugini di primo grado e destinati a sposarsi fin da piccoli. Al sopraggiungere delle nozze, compare uno strano personaggio, Patrick, che sembra avere il potere di trascinare la povera Cordelia in un sonno ipnotico e vivere notti di passioni con la sua anima, mettendo a repentaglio il legame tra i due protagonisti e la loro neonata vita matrimoniale.

Non avevo mai sentito nominare questo libello di Leroux che invece ha la stessa atmosfera esoterica, goticheggiante e noir del suo capolavoro. Anche "Il cuore rubato" ha tinte molto cupe e misteriose, giocando la stessa carta de "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde: dove inizia e finisce il confine tra l'arte e la vita? Esiste un confine? O l'arte e la vita coincidono? Anche in Leroux c'è di mezzo un ritratto che però è solo l'elemento scatenante di una serie di fenomeni a dir poco paranormali che coinvolgono il corpo e l'anima. Non voglio dirvi di più perché si tratta di un libro veramente molto piccolo ma delizioso che vi invito a recuperare e che vi catturerà fino all'ultima pagina.


Le ultime due letture sono entrambe della collana Economici Feltrinelli, ve li indico per casa editrice perché credo sia ancora attiva la promozione di acquistare due libri e ricevere la coperta in pail in omaggio. 

Il primo è "La passione secondo G.H." di Clarice Lispector.

TRAMA: La protagonista durante le pulizie nella stanza della domestica vede uno scarafaggio sull'armadio. L'episodio apparentemente banale la turba a tal punto da spingerla a riflettere sulla sua stessa esistenza.

Clarice Lispector è stata una reale scoperta per me. Il romanzo, anche in questo caso molto breve, mi è stato regalato per il compleanno scorso e, contrariamente alle mie abitudini, l'ho letto davvero in fretta. L'episodio scatenante è, come vi ho indicato, apparentemente banale e ha quel sapore kafkiano se pensiamo al povero Gregor Samsa eppure l'autrice è riuscita a costruire un intensissimo flusso di coscienza su questa disgustosa visione. La protagonista ripercorre momenti della sua esistenza e molto del suo carattere, domandandosi quanto fino a quel momento aveva avuto un senso nella sua vita. Quando di tutto quello che aveva vissuto, fatto, provato, costruito e sentito fino a quel momento della sua vita era concreto, valido e replicabile. Il gioco che è stato creato è un po' quello del doppio, con continue immedesimazioni della donna con lo scarafaggio.
E' un libro breve ma molto intenso, complesso ma necessario a chiunque di noi, almeno una volta nella vita, ha pensato di doversi fermare a riflettere su di sé, sul passato. 


Secondo libro Feltrinelli è il celebre "La canzone di Achille", primo volume di Madeline Miller.

TRAMA: Patroclo, dopo aver involontariamente ucciso un ragazzo, viene esiliato dal padre e disconosciuto. Il ragazzo crescerà nella reggia di Ftia, al fianco di Achille, destinato a diventare il più grande eroe di tutti i tempi.

Praticamente chiunque aveva letto questo romanzo, tranne la sottoscritta ma ho rimediato subito. Madeline Miller ha riscritto in chiave molto più scorrevole e breve la vita di Patroclo che si unirà a quella di Achille e la lunga e celebre Guerra di Troia. Tutto il romanzo è raccontato dal punto di vista di Patroclo che ripercorre le tappe dall'infanzia sino al suo tragico destino a noi tutti noto. La Miller dà un taglio molto più patetico e sentimentale, incentrandosi su quella che è una voce, una credenza ma quasi certa dell'omosessualità di Achille e del suo amore con il compagno Patroclo, appunto. E' a mio parere molto interessante non solo rileggere in veste un po' più pop la letteratura classica, ma lo è altrettanto anche finalmente rendersi conto della sensibilità degli eroi, degli uomini che si celano dietro le armature con le loro mille fragilità. E' un aspetto che altri studiosi hanno evidenziato - si pensi alle lacrime di Achille nell'"Iliade" - ma che forse ancora pochi conoscono quindi ben venga una diffusione di massa grazie alla letteratura contemporanea.
L'autrice inoltre ha un dottorato in letteratura classica quindi si nota la cura e la precisione storica e letteraria del romanzo.
Molto bello, appassionante, delicato. Consigliato soprattutto ad un pubblico più giovane, magari alle prese con lo studio dell'epica. 




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