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"L'invitato" di Massimiliano Alberti

Ho appena terminato la lettura de "L'invitato", romanzo d'esordio di Massimiliano Alberti che ringrazio ancora per avermene gentilmente inviato una copia.

Innanzitutto qualche breve cenno sull'autore: Massimiliano Alberti nasce a Trieste nel 1979, per lavoro viaggia moltissimo, senza mai abbandonare la passione per la lettura e la scrittura che ha portato alla pubblicazione, dopo sei anni di gestazione, del suo romanzo d'esordio.

TRAMA: Leo, Tom e Kevin, tre amici da sempre, dopo la giovinezza trascorsa a Trieste e dopo la successiva separazione, si ritroveranno a Vienna per avviare una galleria di Pop Art. Leo, vero protagonista della storia, viene invitato a parteciparvi da Tom con l'incarico di recensore delle varie opere d'arte. Tra innamoramenti, alcol, vizi e magre figure, i tre dovranno fare i conti con le loro differenti personalità e con l'alta società viennese.

Ho divorato letteralmente questo libro in pochissimo tempo e mi è sinceramente dispiaciuto perché l'autore ha realizzato un'opera corale che coinvolge e cattura e che, soprattutto, fa molto riflettere. Leo, il protagonista, è brutalmente ironico e allo stesso tempo vero; ciò che invece non potremmo dire del marasma di maschere che lo circondano e che fingono di essere qualcuno che non sono, pur di poter conservare illibate le convenzioni sociali. L'ironia di Leo diverte, punge, a volte sconvolge con la sua autenticità e lascia l'amaro in bocca. Alberti ha descritto uno spaccato della società borghese viennese in maniera drammaticamente reale, affastellandola di cliché necessari per capire che non sempre la normalità (apparente) è sempre tale. Ognuno dei personaggi dell'opera è portatore di un suo bagaglio di menzogne e falsità, relazioni sentimentali che si reggono sul nulla e altrettanti rapporti lavorativi basati su conoscenze e passaparola.
Cos'è la normalità, allora? Chi può essere definito sano in questo romanzo?
Non posso ovviamente rivelarvi molto di più, ma è chiaro fin da subito che il protagonista stona, è dissonante soprattutto per la sua evidente sincerità, spesso poco gradita.
Che la sanità, considerata tale, sia essa stessa la vera malattia della società?

Lo stile è fluido, scorrevole proprio grazie alla pungente ironia che attraversa tutta l'opera. I termini utilizzati sono stati scelti con evidente cura, rendendo alcuni passi de "L'invitato" quasi similari ad un classico per la complessità del pensiero e dell'organizzazione sintattica.

Un romanzo che consiglio vivamente perché diverte, emoziona, fa riflettere su uno stile di vita e su delle convenzioni sociali che non ci hanno mai abbandonati.


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